Ultimi giorni

THE GENTLEMEN OF VERONA:
sperimentazioni sul contemporaneo in Italia

24 settembre 2011 – 8 gennaio 2012

GALLERIA D’ARTE MODERNA
PALAZZO FORTI, VERONA

Ancora pochi giorni per visitare “The Gentlemen of Verona: sperimentazioni sul contemporaneo in Italia” a cura di Andrea Bruciati in mostra presso la Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti di Verona. La mostra sarà visitabile fino all’8 gennaio 2012 ai seguenti orari: da martedì a domenica ore 10:30 – 19:00. Chiuso il lunedì.

Si tratta di un lungo percorso espositivo che riunisce le opere di 21 artisti italiani, che hanno contribuito ad avvalorare la scena artistica veronese, suddivisi per fasce generazionali: Storicizzati, Mid-Career e Giovani Promesse. Si tratta di un’iniziativa organizzata dall’Associazione Contemporanea Verona, che da anni opera con lo scopo di promuovere e diffondere l’arte contemporanea in Italia.

Stessa cosa vale per la più vicina mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dove, dal 5 all’8 gennaio l’orario di apertura sarà prolungato fino alle 23.

Imprenditoria italica

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-12-23/arriva-pannello-solare-produce-081428.shtml?uuid=Aa27ivWE

Vengono spontanee alcune domande:

se abbiamo tecnici così bravi, come mai le aziende non li tengono e ne valorizzano le capacità?;

come mai le banche , che hanno appena ricevuto soldi all’ 1!% dalla BCE, non finanziano progetti simili e deve farlo un consorzio privato?

davvero le motivazioni di un imprenditore sono: “perché mi piacciono le sfide, la tecnologia e il futuro” ?

Storia ospitaliera

“. Nel secolo XI esisteva un ospedale detto di S. Lorenzo, sulle rive del Panaro, vicino all’omonimo oratorio che faceva parte del primo nucleo urbanistico del Finale. L’ospedale serviva anche ad accogliere chi transitava da Venezia, Ravenna, Mantova e Verona per le province di Modena e Bologna, itinerario che era una specie di Via Francigena per via d’acqua poiché veniva sfruttata la navigabilità del Panaro.

Nel XII secolo sembra essere stato fondato dai Templari, in sostituzione del primo, un nuovo ospedale detto di San Bartolomeo, che risale però ad epoca antecedente come è confermato dalla dichiarazione dei Massari, del-la Compagnia della Buona Morte, in data 1550, di cui appresso, dove si legge: “Che questo nostro Hospitale fondato da elemosine et gubernato bene da dieta com-pagnia da anni più che cinquecento”.

Dal 1295 abbiamo documenti ufficiali. In questo anno un certo Arcobaldo dotò l’ospedale di molti beni e lo ampliò in maniera che esso fu dotato di dieci letti, ottenendo dal Vescovo di Modena la concessione di governarlo sino alla sua morte. Molto nota doveva essere la sua fama, poiché donò tutti i suoi beni all’ospedale di San Bartolomeo, per cui questo potè ingrandirsi in più decorosa sede.

L’ 11 marzo 1500 Don Francesco Brescia, cappellano di quell’oratorio, insieme con Messere Giovanni Scuota e dodici illustri concittadini finalesi, istituì la Confraternita della Buona Morte, restaurando l’ospedale e la chiesa e dettando uno statuto che fu approvato dal Vescovo di Modena. Tanto crebbe in breve la Confraternita che si ritenne necessario aggregarla a quella dell’Arcispedale di Santo Spirito in Roma, con bolla del Papa Leone X datata 23 aprile 1516 (tale bolla è andata in parte dispersa poi-ché venne usata da un incauto legatore di libri).

Così troviamo che l’ospedale di San Bartolomeo viene rifabbricato, poi ampliato negli anni 1435, 1488, 1588. Riportiamo un simpatico seppur macabro aneddoto ri-cavato dal libro dei morti nell’archivio parrocchiale: “Nicolo Papino fu sepolto sotto il portico dell’Hospitale (San Bartolomeo) addì 15 Giugno 1586 et fu ammazzato da Fortini il quale morì e i suoi compari presero la roba e ripararono nel Centese”.
C’è da chiedersi se Fortini e soci dimorassero all’Alberone o a XII Morelli.

Nel 1668 la Confraternita di Santa Monica (la madre di S. Agostino), che aveva la sua sede accanto alla Chiesa degli Agostiniani dedicata a San Nicola da To-lentino (ex Cinema Garibaldi ora sede Unicredit Banca), nell’attuale via Malaguti, pensò di costruire l’ospedale chiamato Santo Spirito, perché collegato con l’omonimo di Roma, tra le vie Cavour e Trento Trieste, ospedale chein breve tempo sostituirà completamente quello di San Bartolomeo.

Della primitiva costruzione rimane ancora intatta la facciata della Chiesa del Santo Spirito, in via Cavour, restaurata in questi anni. La facciata che guarda via Trento Trieste è invece settecentesca, risale ai lavori di ampliamento fatti a metà del secolo. Negli anni 1752 – 1761 l ‘edifìcio dell’ospedale venne notevolmente ampliato, così aumentarono letti ed ambienti per invalidi ed incurabili. Nel 1784 la gloriosa Confraternita di Santa Monica venne soppressa e la sua opera passò alla Congregazione di Carità, l’ente pubblico che inglobò diverse opere pie.

Le varie eredità destinate all’ospedale permisero che i letti gratuiti aumen-tassero sempre più. Il nostro ospedale ebbe un notevole apporto dall’Opera Pia Grossi nel 1843. Essa ha avuto il riconoscimento civile, prima ducale e poi regio con l’Unità d’Italia. Fu fondata dal canonico Grossi Don Luigi Andrea il 3 ottobre 1836. Suo scopo era il mantenimento nel civico ospedale di Finale Emilia degli infermi poveri di campagna, oltre a soccorrere o sussidiare i poverelli appartenenti alla parrocchia di Finale tanto in villa che nell’interno della città. E’ da attribuire a tale Opera Pia Grossi la realizzazione delle case delle vedove in via Montegrappa.

Esse furono poi vendute e col ricavato fu acquistata la proprietà Facchini nel 1953, a sua volta abbattuta per fare posto all’attuale Poliambulatorio. Le vedove furono sistemate in piccoli appartamenti nell’edificio di fianco alla Casa Protetta. Dal 1889 al 1974 hanno svolto presso l’ospedale un ottimo servizio infermieristico e di gestione le Suore della Carità di San Vincenzo de Paoli.

Italo Spinelli in Piazza Verdi

E quattro!

Il 23 agosto 1923 i sig. Bergamini Agostino, Cervellati Adolfo e Gherardi Silvio, chiedono ed ottengono il permesso di occupare 200 metriquadri della erigenda Piazza del Popolo (area ex cimitero) per impiantarvi un padiglione in legno ad uso di pubblico ritrovo. Il 26 marzo 1924, alla società proprietaria di quello che era diventato il Salone (Teatro) Apollo viene concesso di occupare 1000 metriquadri di suolo pubblico esattamente tre il Salone ed il campo sportivo, la concessione era per un anno in quanto la zona era destinata alla costruzione di un grande edificio scolastico. I lavori alla scuole inziarono nel 1927 ed il salone ebbe dunque breve vita dal 1924 al 1926. Questo volantino è del Luglio 1925 (ne possiedo almeno una dozzina  tutti appartenenti alla stessa tournè) e potrebbe essere stata l’unica stagione teatrale estiva tenutasi in questo luogo.

Marco Dondi

Ricordo di Marco Felloni

Lunedì 26 dicembre 2011 – Porta degli Angeli, Ferrara
Serata/Ricordo di Marco Felloni

Lunedì 26 dicembre, sulle mura della città, la RTA Porta degli Angeli, in collaborazione con il Comune di Ferrara, Circoscrizione 1, e associazione culturale Stileitalico, presentano un doppio appuntamento culturale di video/danza e lettura narrativa. Alla Porta degli Angeli, alle 21.30, per un’occasione molto speciale, si riuniranno alcuni degli attori che facevano parte del Teatro dell’Asino, fondato da Marco Felloni nel 1990. Proprio in memoria del fondatore saranno letti alcuni testi tratti della ricca produzione editoriale dello scrittore e regista ferrarese, scomparso lo scorso anno. Il ricordo passerà attraverso le voci della figlia Elena Felloni, di Giuseppe Gandini, Gianantonio Martinoni, Francesca Fava e Marco Sgarbi. La lettura sarà anticipata, alle ore 21, da un evento organizzato dall’associazione culturale Fabulasaltica, diretta dal coreografo Claudio Ronda, che presenterà il progetto di Vito Alfarano Il rumore dell’amore, svoltosi presso la casa circon dariale di Rovigo. Per l’occasione sarà proiettato il video Autoritratti dal carcere e saranno mostrate alcune coreografie realizzate per il progetto. Info: http://www.portadegliangeli.org


Marco Felloni 1938-2010

Marco Felloni, regista e attore teatrale per decenni punto di riferimento culturale della città di Ferrara. Attivo nel campo culturale dagli anni ’70, Marco Felloni ha realizzato più di trenta cortometraggi, premiati in concorsi nazionali e internazionali. Ha diretto negli anni ’80 la rivista underground Giocare è libertà. Ha pubblicato due testi teatrali: Su una collina chiamata Sodoma (1989) e Je est un autre (1992). Si è dedicato anche alla narrativa, dove ha esordito nel 2000 con Dieci piccoli misteri. La sua mano ha toccato anche progetti come il circolo culturale “Bukowski” e il “Teatro dell’asino”. Negli ultimi anni era attivo anche come editore, avendo creato insieme al figlio Federico, la casa editrice Edizioni Carmelina.

La musica del diavolo

http://www.youtube-nocookie.com/v/9UyJ42v-N-I?version=3&hl=en_US&rel=0

Clean Pastures di Freleng, uscito l’anno dopo The Green Pastures. nel 1937, inizia con un coro che esegue, alcuni versi di Save Me Sister mentre scorrono i titoli di testa.

Il cartone animato vero e proprio si apre con immagini stilizzate, perfino espressionistiche di Harlem e del profilo di New York all’orizzonte. Un arrangiamento elaborato di Sweet Geòrgia Brown, completo di sassofoni “gementi” e botta e risposta tra ottoni e strumenti ad ancia, fa parte della colonna sonora, mentre vivaci signore si esibiscono nello stile dei ballerini del Cotton Club. Sì vedono anche neri che bevono Martini e tirano i dadi. Poi la macchina da presa si allontana rapidamente da Harlem, finché la Terra diviene piccola piccola e si vedono pianeti e stelle, fino ad arriva-re al paradiso africano-americano detto “Pair-0-Dice”, al di là dei cancelli perlati.
La versione swing di Sweet Geòrgia Brown, dominante nel primo minuto del cartone, è sostituita da un coro gospel che intona Half of Me Wants to Be Good (Metà di me vuol essere buona): i versi della canzone rispecchiano ìa vecchia idea razzista che gli africani-americani siano costantemente lacerati tra la retta via e i piaceri della carne. Se dalle strofe si capisce qual’ è l’argomento principale del cartone, l’esecuzione della canzone da parte del coro sposta la collocazione della scena in paradiso.
Un Dio nero, reso somigliante a Rex Ingram nel-le vesti di De Lawd in The Green Pastures, è intento a leggere le pagine finanziarie di un quotidiano, dove scopre che “Pair-0-Dice Preferred sta perdendo terreno rispetto a “Hades Inc,”5.

In realtà, gran parte di The Green Pastures tratta del modo in cui De Lawd riesce a porta-re i peccatori sotto la sua protezione, ma la scherzosa rievocazione di Wall Street quale portatrice di cattive notizie economiche in paradiso stabilisce fin dall’inizio che la mercificazione dello stile di vita costituirà uno dei temi principali di Clean Pastures.

Secondo alcuni esperti, quel cartone rappresenta un aggiornamento della vec-chia visione dei neri nelle piantagioni, tipica di The Green Pastures, che sono ora inseriti su un ambiente più cittadino e sofisticato. Se questo è vero, Clean Pastures suggerisce anche che la religione fa parte della scena e dell’economia urbana alla stregua della musica.
Nel cartone, il Dio nero manda giù il suo Gabriele, chiaramente modellato su Stepin Fetchit, per portare anime da Harlem su in Pair-0-Dice. A Harlem. Gabriele dapprima incontra Bill “Bojangles” Robinson, sempre vestito nel modo più elegante possibile, che balla Old Folks at Home, un motivo minstrel scritto da Stephen Poster; poi un Al Jolson completamente travestito da nero com-pare sulla scena cantando  I Love to Singa di Harold Arlen.

Quando Jolson assume la sua tipica posizione, inginocchiato su un ginocchio solo, un pupazzo dalle dimensioni di un bambino cade dal cielo e invita Jolson a versare una lacrima, mentre accenna brevemente un altro dei suoi famosi pezzi. Sonny Boy.

Né Robinson né Jolson prestano alcuna attenzione a Stepin Fetchit- Gabriele, che esorta gli abitanti di Harlem a rinunciare a danze e taverne per andare in Pair-0-Dice.
Diverse stelle africane-americane osservano la scena dall’alto del paradiso nero e offrono il loro consiglio a Dio. Tra questi, tre consiglieri possono essere facilmente identificati: Fats Waller, Louis Armstrong e Cab Calloway. Il quarto è quasi certamente Herb Jeffries. l’africano-americano dalla pelle chiara che cantò con Duke Ellington. dopo una carriera cinematografica in film Western con attori neri, dove interpretava il “Bronze Buckaroo” (cowboy di bronzo). Tutti e quattro gli interpreti esortano Dio a puntare sul ritmo per portare anime in Pair-0-Dice.
Poi si vede Calloway e la sua orchestra che suonano in un angolo di strada, a Harlem. Dopo un’esplosione d’incomprensibili sillabe scat, Calloway canta Swing for Sale, scritto da Saul Chaplin e Sammy Cahn, reso famoso nel 1936 da Les Brown e dalla Duke University Bine Devils. La canzone, che esorta gli appassionati della hot music‘ ad appropriarsi letteralmente della musica swing, sottolinea ancora una volta la natura economica della bat-taglia dei cartoni animati per le anime. I Mills Brothers, Waller e Armstrong suonano e cantano le loro versioni di Swing for Sale. Ben presto, i musicisti celebri guidano una parata di abitanti di Harlem sul tappeto celeste che conduce in Pair-0-Dice: vestite in modo molto elegante, le anime convertite camminano all’unisono, roteando le dita nell’aria, ma la canzone che le accompa-gna in cielo non è più contemporanea, si sente invece una versione di un altro motivo minstrel suonata da una big band: Oh. Dem Golden Slippers.
Non sembra possibile distinguere il nuovo Pair-0-Dice tutto jazz da Harlem, se non per il fatto che le persone portano aureole e non sembrano esserci né Martini né partite a dadi. Alle battute finali del film perfino il diavolo arriva in Pair-0-Dice:  sebbene entri camminando con le mani giunte come se pregasse.

Fonte: Il secolo del Jazz,  Skira editore

Mostra fotografica

Per ricordare il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione delle Scuole Medie di Casumaro (1961-2011), la Biblioteca “Ilea na Ardizzoni”, in collaborazione con Don Alfredo Pizzi che mette a disposizione i locali, presenta una interessante mostra fotografica con le immagini delle scolaresche che hanno frequentato le Scuole Medie in questi 50 anni.

La mostra sarà esposta al 1° piano dei locali parrocchiali sopra la sala dove sarà allestito il Presepe (ex scuole me-die), e visitabile negli orari stessi di apertura del Presepe, con inaugurazione il 26 dicembre alle ore 11,15. Le im-magini fotografiche delle varie classi scolastiche sono poste su pannelli e ingrandite per poter migliorare la visione da parte dei visitatori; alcune sono in bianco e nero (le foto dei primi anni), mentre la maggior parte è a colori.

La mostra è un regalo che la Biblioteca “Ileana Ardizzoni” desidera fare ai propri concittadini nel periodo natalizio, e sarà sicura-mente apprezzata perché ricorda gli anni di scuola, gli ami-ci e compagni di classe, i professori, la gioventù e gli amori nati sui banchi.

Sarà un salto nel passato e un confronto con il presente, il ricordo di chi ci ha lasciato per sempre e di chi è andato ad abitare in altre città; si potranno inoltre notare le tante differenze con la scuola di oggi. Da parte mia ricordo con nostalgia gli anni in cui sedevo sui banchi e, quando vedo i miei nipoti che entrano a scuola, la mia mente corre a quegli anni di spensierata gioventù.

Per la Biblioteca Oriano Tommasini

Fonte: Piazza Verdi

La legge bancaria del 1936

Il ruolo di Beneduce fu essenziale nella ristrutturazione dell’economia italiana successiva alla crisi mondiale del 1929. Il fallimento delle maggiori banche italiane, che detenevano anche numerose partecipazioni azionarie nelle imprese industriali, fu evitato grazie all’intervento dello Stato. Il «sistema Beneduce» prevedeva la netta separazione fra banche ed imprese industriali, con la partecipazione diretta dello Stato al capitale di controllo delle imprese. Le aziende pubbliche rimanevano comunque società per azioni, continuando quindi ad associare, in posizione di minoranza, il capitale privato.

Lo Stato si riservava, inoltre, un ruolo di indirizzo dello sviluppo industriale, senza entrare nella gestione diretta: in luogo della nazionalizzazione venne decisa una serie di interventi finalizzati al salvataggio e al sostegno finanziario di singole imprese. A tale scopo furono fondati:

Alberto Beneduce fu, assieme al futuro Governatore della Banca d’Italia Donato Menichella, il principale ispiratore di queste riforme, così come della legge bancaria del 1936, rimasta in vigore fino al 1993, che vietò alle banche l’esercizio congiunto del credito a breve ed a lungo termine.

Fonte: wikipedia s.v. Beneduce

NOTA Questo articolo, pubblicato nel 2011, è tra i più letti del sito, a testimoniare l’urgenza di un ritorno allo status quo ante:

Salviamo la Gente. Riformiamo le Banche. Processiamo i Banchieri. Ristabiliamo la Legge Bancaria del 1936 abolita nel 1993.

Legge Glass-SteagallChiedete l’amicizia su Facebook a NoBigBanks
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