Dittatura sanitaria

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Michele Sanfilippo29 gennaio 2021“Dittatura sanitaria”? Un concetto utile per decidere

Dittatura sanitaria”, locuzione di cui non ne conosco propriamente la genesi ed ho il timore di esserne, in qualche modo, l’ispiratore, allorquando, in tempi non sospetti, nel 2018, pubblicai il mio corso di Diritto sanitario nel quale, contestualizzando storicamente il diritto alla salute, in relazione ai vari diritti costituzionali, facevo presente che alla base del nazismo vi era una “medicalizzazione della società” e, per l’effetto, lanciavo un monito per il futuro. La “dittatura sanitaria” non è altro che un contesto dove viene utilizzato l’espediente di una emergenza, per instaurare un regime lesivo delle libertà fondamentali.

La forzatura interpretativa dei poteri previsti dal cosiddetto codice della Protezione civile, che consente l’emanazione dei famigerati Dpcm, è, per me, palesemente incostituzionale nella applicazione generalizzata all’intero Paese. A maggior ragione, perché esclude il Parlamento dalle funzioni proprie. Non sto a dilungarmi su eventuali altre soluzioni alternative, che probabilmente avrebbero comportato minori gravami per le persone e le aziende, ma vado direttamente ad analizzare lo sconquasso che il governo giallorosso ha provocato. Perché è utile parlarne ora, ora che vi sono “i volenterosi”, “i responsabili”, “i pronti all’uso” ed “i sempre pronti”, tipici personaggi del sistema parlamentare, da non demonizzare. Anche se a certi fondamentalisti della rappresentatività diretta, non avvezzi ai sistemi costituzionali, può sembrare uno scenario ancillare (ossia un mercimonio); fa parte del gioco che rende le crisi meramente politiche e non di sistema?

É doveroso parlarne ora, perché, proprio in un contesto di incertezza, si possono e devono mettere i paletti per l’azione del prossimo esecutivo, qualsiasi specie o faccia abbia. La prima verifica che deve essere fatta è se l’esecutivo passato abbia in qualche modo speculato su questa emergenza, casomai avvantaggiandosene per rimanere al potere o per far passare qualcosa di indigesto alla collettività. A seguito di questa analisi, dovrà pesarsi il comportamento, ovvero verificarne l’ampiezza: se sporadico o sistemico. Nel primo caso vi è, certamente, un comportamento censurabile, nel secondo siamo di fronte ad un tentativo di instaurazione di una “Dittatura sanitaria” che pretende e necessita una vigorosa reazione. In ogni caso dobbiamo vigilare.

Sotto il profilo tecnico-giuridico, dopo a livello di fonte primaria, ben 24 decreti legge (di cui 14 non ancora espressamente abrogati o decaduti), il decreto “Milleproroghe” e la legge di bilancio (composta da venti articoli, di cui uno di 450 pagine e 1150 commi) e 25 Dpcm (a livello di fonte secondaria-amministrativa) di cui quattro attualmente ancora vigenti, è avvenuto un potenziale sovvertimento delle fonti normative, che rendono assolutamente non trasparente il sistema normativo. Oltre a ciò, non si capisce chi decideva, se sedicenti tecnici e membri della pletora di commissioni composte da variegate congerie di categorie (esemplificativamente, nella commissione della ministero della Salute sulle Rsa, oltre all’alto prelato quale presidente, si trovano poetesse, giornalisti, registi) o il soggetto preposto dalla Costituzione, il quale è lì perché deve fare una sintesi di tipo politico e non delegare ai tecnici, instaurando un regime tecnocratico.

L’insidia maggiore, però, presente nella locuzione “dittatura sanitaria”, sta nella “medicalizzazione della società”, perché nell’incentrare tutta la nostra vita sul profilo della salute si innescano dei meccanismi psicologici di paura, irrazionalità, di classificazione per categorie che sono foriere della violazione della libertà personale e di quella collettiva. Ho trovato gravissima l’affermazione, che in realtà è un dato applicativo ed un dovere giuridico, che si deve usare il triage in questa pandemia, perché certe cose non si scrivono. Perché, scrivendole, si attribuisce un grado di sistematicità che non è consono, giacché dette drammatiche scelte dipendono dallo specifico caso concreto. Una siffatta opzione ci riporta a lugubri epoche, che speravamo superate dal principio di eguaglianza, ispirato dal caposaldo della “Dignità umana”.

Non so e, più che altro, non voglio esprimermi, sul fatto se si sia instaurato un regime di “dittatura sanitaria” o meno. Certamente, dico con forza che dobbiamo vigilare, perché gravi tensioni si sono verificate. E con questo porgo l’invito ai “pronti a tutto” a valutare per bene, mettendo al primo posto il rispetto dei principi e valori più profondi della nostra Costituzione, da usare quale bussola in questo tempestoso contesto.

http://www.opinione.it/societa/2021/01/29/michele-sanfilippo_dittatura-sanitaria-protezione-civile-dpcm-esecutivo-costituzione-emergenza-soluzoni-alternative/

Marasma

Fonte: Debora Billi

Ho conosciuto Luigi Di Maio ad aprile 2013. Nella stanza che condividevamo Nicola Biondo ed io, arrivò questo ragazzetto che era già Vicepresidente della Camera ma sembrava ancora, appunto, solo un ragazzetto. Parlammo un po’ con lui e poi quando uscì, con Nicola ci guardammo ridendo: “Dai che abbiamo trovato il candidato leader, finalmente!”.
7 anni fa, nel m5s, il problema era: chi diamine ci mettiamo a fare il leader e il candidato premier, se si va ad elezioni? Nel 2020, il problema è sempre quello. Nessuno è all’altezza, nessuno ha la personalità o le capacità, nessuno ha il sangue freddo di prendersi una simile gatta da pelare. Per carità, di candidati se ne trovano a iosa, tutti pensano di essere grandi statisti incompresi. Ora ci sarà da ridere, qualora si formi un direttorio o un comitato centrale o quel che l’è: chiunque resti escluso, ricomincerà con la solfa della dissidenza, delle minacce di uscita e degli attacchi a mezzo stampa. Suggerirei di fare un comitato di 300 “capi”, così sono tutti contenti e se ne stanno buoni almeno per un po’.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/luigi-di-maio-la-caduta-del-katechon

Manifesta infedeltà

Esattamente cento anni fa, il 21 gennaio del 1921 si chiudeva il congresso di Livorno dove si ebbe la frattura tra socialisti riformisti e socialisti rivoluzionari che fondarono il Partito comunista, sotto la spinta e la guida di Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci. E proprio oggi, nel centenario, il Manifesto che si vanta di essere un “quotidiano comunista” se ne esce fuori con un insensato ditirambo allo svanito Biden il quale in una cerimonia degna di una televendita – a riprova della spaventosa e violenta decadenza dell’ìmpero – ha assunto il potere: “E’ una nuova era” scrivono in lode del corruttore dell’Ucraina e del boia della Colombia i volonterosi redattori che naturalmente, anche loro tengono famiglia. E poi “uniti contro il suprematismo” di cui però non si sono mai accorti prima, sotto Clinton e sotto Obama e nemmeno una parola contro le luttuose ingerenze dell’impero, contro il nuovo accanimento contro la Siria e la conferma della lotta contro la Cina. Insomma non è davvero rimasto nulla, solo il ricordo che è ormai l’unica cosa onesta che possiede questa sinistra reazionaria che parla solo se i ricchi glielo permettono. Onesta perché tanto non c’è più alcun alcun bisogno di accapigliarsi sulle interpretazioni di ciò che hanno rinnegato divenendo una gazzetta social liberale opportunista e filo imperialista .

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Elezioni proibite

Ci saranno ancora elezioni in Italia? Benché la domanda possa sembrare un esercizio di provocazione si tratta di un’eventualità che sta uscendo via via dall’ambito puramente ipotetico per diventare un possibile incubo reale. La prova del nove la si è avuta proprio in questi giorni quando alcuni sondaggi realizzati dopo i fatti di Washington hanno evidenziato che lo schieramento Salvini -Meloni non solo non ha subito alcun contraccolpo, ma ha anzi ha dato indizi di ulteriore crescita ponendosi come potenziale ed ampia maggioranza. Poiché il Conte 2, questa specie di mostro che si potrebbe definire come un’idra a tre teste, se non fosse evidente che non ne ha nemmeno una, era nato proprio per impedire che  le forze di sicura fedeltà europeista e bancaria venissero clamorosamente sconfitte. E questo lo si poteva evitare solo non andando alle urne anche a costo di creare una situazione assurda attraverso l’innaturale unione fra quelli che erano i nemici per la pelle fino a cinque minuti prima.

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Pastorale americana

Peccato scriva così male, perché dice cose giuste e condivisibili anche per l’Italia:

come se la miseria, leggi elettorali macchinose e lesive dei diritti di espressione e della volontà popolare, insieme a sfiducia, frustrazione, emarginazione fossero gli ingredienti della partecipazione, là come qui ai margini del declino della potenza imperiale

Epidemia mediatica

. Basti pensare al parlamentare tedesco Heinrich Fiechtner, ematologo e oncologo il quale in pieno Bundestag ha denunciato la situazione in maniera esplicita il 30 dicembre scorso:

” Signora Presidente, onorevoli colleghi: ieri sera alle 22, in prima serata televisiva, nel talk show condotto da Anne Will abbiamo assistito a una discussione sul lockdown imminente, con personaggi “illustri” fra cui il professor Uwe Janssens, presidente dell’ Associazione interdisciplinare tedesca per la terapia Intensiva e la medicina d’urgenza.
Il professor Uwe ha fatto una lunga ed emotiva arringa sull’importanza delle misure drastiche che stanno per essere imposte alla popolazione tedesca. Ha spiegato che le unità di terapia intensiva stanno per essere sopraffatte dal numero di pazienti, causando una situazione a malapena gestibile.

Intorno alle 22:13 ho chiamato la  terapia Intensiva del suo ospedale, ho chiesto di parlare con il medico responsabile di turno, e gli ho chiesto: “Quanti pazienti Covid sono ricoverati nel tuo reparto?” Quel reparto ha 19 posti letto e ieri non c’era un solo paziente!” 

Siamo dunque arrivati a questi livelli di non ritorno e chi li accetta si dovrà attendere qualunque cosa eccetto la salvezza.

Chi sono?

Sono gli stessi, proprio gli stessi, che si riempiono la bocca di democrazia, che fanno i cazziatoni sui diritti umani violati in giro per il mondo, e che magari poi chiederanno il consenso al popolo sovrano nelle urne.
Ciò che traspare qui è l’illimitato grado di arroganza, protervia, e ignoranza mista a spocchia di un’intera classe dirigente. Gente che pensa di essere autorizzata a trattare chiunque non siano loro stessi e la cerchia di illuminati cui si autoiscrivono, come stupido bestiame.
Gente che non dovrebbe avere la responsabilità neanche della questua in chiesa o del giornalino di classe, altro che di guidare un paese

Andrea Zhok

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/poi-ho-aperto-un-giornale