Parla Alan Fabbri

Scusatemi ma voglio condividere con voi una lunga riflessione personale su ciò che sto leggendo sui quotidiani da mesi.

“Dobbiamo essere uniti contro Fabbri”. Non uniti da un programma, da una visione o dalle idee per una città, ma solo uniti dall’odio verso di me. Non c’è altro.

Anche i cosiddetti tavoli di lavoro sulla stampa prendono il mio nome, appunto i tavoli “anti-Fabbri”. Ne sono lusingato. Potrebbero però essere più sinceri e coerenti, utilizzando un’accezione più positiva: “Riprendiamoci la poltrona”.

Insomma, il Partito Democratico non vuole costruire nulla di concreto. Fateci caso: dicono cose che potrebbero andare bene su tutto, un po’ come Paolo Fox con l’oroscopo della settimana.

Con loro anche la sinistra più ideologica, quella delle battaglie sulle E al contrario, degli asterischi, dei colori giusti da indossare. Trovano spazio anche gli onesti pentastellati con ideali non barattabili, da sempre contro il PD ma uniti nel mercato delle poltrone. Infine, i movimenti anti-tutto che non vogliono costruire assolutamente nulla.

Non posso essere presente a questi tavoli, ma da quel che leggo dalle loro dichiarazioni, deve andare più o meno così.

In questi affastellati incontri si sparano nomi di candidati un po’ a caso: “Io voglio questo! Ma come, non ha mai amministrato nemmeno un condominio!”, fa notare giustamente qualcuno.

Improvvisamente, dalle retrovie partono i “No, noi vogliamo una donna”. Poco importa chi sia, cosa faccia, se sia qui o altrove; è importante che sia una donna perché hanno sempre finto di lottare per l’uguaglianza delle donne e contro il patriarcato, ma in 70 anni non sono mai stati capaci di metterne una, fino ad oggi (forse).

Bene, non è mai troppo tardi per iniziare.

“Lo diremo alla Festa dell’Unità il candidato!”. Neanche l’ombra.

Solo un atto vandalico con furto che dimostra la grande spirale d’odio in cui questa città è finita grazie al mio governo xenofobo e intollerante. Qualcuno fa notare che alla stessa Festa dell’Unità, negli anni in cui regnavano sicurezza, amore e fratellanza, due volontari sono stati aggrediti nella ridente Pontelagoscuro con tanto di furto dell’incasso.

“È diverso, all’epoca saranno stati due poveri diavoli con bambini da sfamare”, diranno nei commenti.

Finito l’incontro, partono con le idee chiare: armati di fotocamere, scoprono l’esterno della propria abitazione dopo anni di letargo, vedono le auto in centro, vanno alla ricerca dell’albero morente, dell’uccello stressato dai decibel provenienti dalla cassa di centrodestra, mentre quelli della cassa di centrosinistra favorivano la nidificazione.

O della buca sulla ciclabile, del bagno chimico fluorescente, delle foglie che cadono in autunno, cronometrando il tempo che ci mette il netturbino per toglierle dalla strada, con tanto di interpellanza (fatto vero, eh), del “no” alle sagre ribattezzate “frizziemagna”, dell’uomo di colore in bici che da risorsa per la collettività diventa improvvisamente uno spacciatore cattivo, del “no” all’esercito, anzi del “sì, lo abbiamo voluto noi”, delle panchine brutte e scomode, dei cantanti pop per la plebe ignorante, perché il popolo deve crescere, con le loro lezioni di stile. Il popolo non può e non deve avere gusti personali.

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