Il Kali Yuga

di Vittoria Baldi

Gli gnostici valentiniani dividevano gli esseri umani in tre categorie: ilici, psichici e pneumatici.

Ilici sono la gran maggioranza dell’ umanità, coloro che si identificano con questo mondo, che amano le cose materiali, sedotti e controllati dal potere, sono privi della dimensione dello spirito.

Psichici sono il gruppo composto da quanti desiderano la Verità e, poiché hanno riconosciuto il mondo per quello che è, inganno e illusione, ricercano la liberazione. Sono cioè coloro dotati di Coscienza.

Infine, pneumatici sono quei pochi esseri che hanno raggiunto le vette più alte dell’ illuminazione e, alcuni di loro, li riconosciamo nei Maestri delle varie tradizioni spirituali.

Questa teoria si contrappone al mantra de “gli uomini sono tutti uguali” o, detto in salsa New Age, “siamo tutti Uno”.

Qui non c’entra l’ idea di giustizia sociale che, si, certo, gli uomini dovrebbero avere tutti uguali diritti e opportunità, poiché a proclamare tale uguaglianza o unità sono proprio le istituzioni, politiche e religiose, che perpetuano l’ ingiustizia, quanto piuttosto il proposito di livellare, addomesticare, rendere gregge. E’ la vecchia storia di “dare nomi di cose buone a cose che buone non sono” . Il concetto è quanto mai chiaro leggendo, ad esempio, gli scritti di Alice Baley, fondatrice della Lucifer Trust, che tanta fortuna hanno avuto presso le Nazioni Unite e l’ ONU, in cui si parla di “ fratellanza, condivisione, unità” che verrà attuata nella Nuova Era dell’ Acquario. Chiaro dove vanno a parare tali belle parole, no?

Personalmente, non voglio assolutamente sentirmi “uno” con i criminali che stanno affamando i popoli, , diffondendo guerre e compiendo tutte le atrocità possibili .

Non vorrei essere nemmeno “uno” con tutti quelli che hanno abiurato al proprio cervello, che si lasciano manipolare dai mass media, ipnotizzare dagli spettacoli beceri , controllare dalle mode e dai falsi bisogni.

Né sono “uno” con chi non prova disgusto delle ingiustizie, con chi non si “co-muove” davanti al dolore degli altri, con chi tace, si adegua, si conforma, con chi “si, va bene, ma che posso farci io?”, con chi “si, va bene, ma tengo famiglia”, con chi …

-Eh, obietterebbe qualcuno che ha ben imparato la lezione, queste divisioni sono solo apparenti, si tratta di far acquisire coscienza, di aiutare il risveglio…

Lo si sente a destra e a manca che l’ umanità sta per sperimentare questo famoso risveglio, salto quantico, vibrazionale o quello che vi pare.

Sarà, ma per il momento ancora dorme come un masso.

Lo vedo quando apro Facebook e ho la bacheca piena di cani e gatti in cerca di adozione, di richieste di condividere foto di bambini down o malati di cancro altrimenti non sei sensibile, di frasi melense, articoli di Repubblica o vignette sui politici. Lo vedo quando entro in classe e i miei studenti sono occupati nelle proprie questioni di cuore, di sesso, alle prese con iPhone, iPad, vestiti, scarpe e quant’ altro. Lo constato dal numero di conoscenti che sono convinti che riciclando le bottiglie di plastica contribuiscono a salvare l’ ambiente “perché dipende da ognuno di noi” ma poi ignorano le scie chimiche o si ostinano a ritenerle scie di condensa. E dal numero di quelli che sostengono che in Occidente, per quanto male vadano le cose, abbiamo pur sempre la possibilità di esprimerci, contestare, perché questo è un sistema liberale, mica come le dittature arabe. E da quelli che ancora credono che essere di sinistra sia un valore, che guardano Santoro, esprimono apprezzamento per le inchieste della Gabanelli e così via.

Si, questo Kali Yuga è così profondamente nero che non vedo alcuna luce da risveglio globale. Anzi, vedo un mondo di automi. E un Potere che ci manovra a piacimento. Falsi miti, contro-valori, palesi inganni spacciati come verità a cui la gran parte del mondo crede.

E poi, i due pesi e le due misure sempre validi, tanto la gente si beve tutto quello che sente in TV, che legge sui giornali, la gente è occupata con i suoi problemi quotidiani e non sta lì a riflettere, per esempio, perché ci mobilitiamo per una Sakineh che viene condannata a morte in Iran e non per uno dei tanti disgraziati che vengono condannati a morte negli Stati Uniti. La gente sa che l’ Iran è una teocrazia medievale ma crede che i monaci tibetani siano degli eroi perché si sono opposti all’ invasione cinese, no, la gente non sa come era arretrata e ingiusta la teocrazia del Dalai Lama, e non provate a dirglielo, il Dalai Lama non si tocca!

Nota: l’articolo è del 24 agosto 2012 , per cui i riferimenti all’attualità sono sicuramente datati, ma il discorso di fondo,  sull’epoca, riguarda sicuramente la nostra.

Migranti

Cercando di lasciar perdere i (falsi) moralismi e le reazioni emotive, diamo un’occhiata alla legislazione in materia estraendola principalmente dall’articolo  del giornalista Stefano Liberti,  riportato da “L’Internazionale.

Nel 2011 il numero dei cosiddetti sbarchi è stato definito “eccezionale”: la rivoluzione in Tunisia prima, la guerra in Libia poi, avevano fatto lievitare gli arrivi fino alla cifra mai toccata prima di 63mila persone.

Questo aveva spinto il governo di allora – alla presidenza del consiglio Silvio Berlusconi, al ministero dell’interno Roberto Maroni – a decretare la cosiddetta emergenza Nordafrica e approntare un sistema d’accoglienza straordinario, in cui accanto a quello “ordinario” si dava mandato alle prefetture di identificare palestre, alberghi, palasport e luoghi di vario genere da adibire a strutture per i migranti arrivati via mare.

In tutta la penisola si è sviluppato un sistema diffuso di centri, con cooperative, associazioni, soggetti vari già operanti nel terzo settore oppure del tutto improvvisati che hanno risposto all’appello, accogliendo migranti a fronte di una retta media di 45 euro al giorno. L’emergenza è stata chiusa per decreto il 28 febbraio 2013 dal ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, durante il governo presieduto da Mario Monti. I migranti che ancora erano dentro le strutture sono stati invitati ad andar via, con una buonuscita di 500 euro. Arrivederci e grazie.

Sono passati tre anni dall’inizio dell’“emergenza Nordafrica” e oggi siamo al punto di partenza. Nell’ultimo anno – complici la guerra in Siria e la situazione drammatica sul terreno in Libia – i flussi via mare sono ricominciati. Dall’inizio del 2014 a oggi, in Italia sono arrivati 160mila immigrati, la maggior parte soccorsa dai mezzi navali dell’operazione Mare nostrum, inaugurata il 18 ottobre 2013 dal governo italiano dopo la morte di circa 600 migranti in due naufragi al largo di Lampedusa e chiusa ufficialmente il 1 novembre scorso.

Di quelli che sono arrivati, molti si sono dispersi in giro per l’Europa, anche grazie a un’applicazione permissiva da parte del governo italiano dell’obbligo di identificarli mediante le impronte digitali perché la convenzione di Dublino prevede che il “rifugiato” debba rimanere nel paese di primo approdo.

http://www.viewsoftheworld.net/

Ma per gli altri si è approntato un sistema del tutto analogo a quello del 2011 con tre tipi di centri : i Cas, parcheggi in cui il migrante vive in una dimensione d’indeterminatezza e di servizi scarsi o inesistenti. I Cara, luoghi in cui i richiedenti asilo dovrebbero stare fino a 35 giorni in attesa che la loro pratica sia esaminata dalla commissione territoriale competente e dove invece rimangono in media tra i 9 e i 12 mesi. E i centri dello Sprar : delle 61.238 persone attualmente in accoglienza, più della metà (32.335) sono nei Cas, 10.206 nei Cara e 18.697 in strutture afferenti allo Sprar.

35 euro per ospite sono corrisposti agli enti gestori di tutti i centri (al migrante ne toccano 2,5). Per le strutture con grande capienza e pochi servizi, come i Cara e buona parte dei Cas, si tratta di un’opportunità di business non indifferente: il centro di Mineo, che ha ufficialmente duemila posti ma che arriva a ospitare anche quattromila persone, frutta a chi lo gestisce tra i 70mila e i 140mila euro al giorno. Il contratto di assegnazione, recentemente confermato, prevede una spesa di 97,9 milioni di euro per tre anni, da corrispondere all’ente gestore, un consorzio di aziende e cooperative che vanta forti legami con la politica siciliana, tanto a destra che a sinistra.

Quali sono le cifre che ruotano intorno all’accoglienza? “Tra i 700 e gli 800 milioni all’anno”, afferma Morcone. Di questi, una porzione minima arriva dall’Unione europea, attraverso il Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami), che destina all’Italia per il periodo 2014-2020 poco più di 320 milioni di euro, ossia circa 45 milioni l’anno. Il resto lo mette il governo centrale.

Malattia come salvezza

Perciò tireremo a campare con le piccole associazioni, le confraternite, le riunioni parrocchiali, le catene solidali, il clientelismo, il familismo amorale. Perché siamo adusi a reificare il potere in dimensioni sempre più piccole: regionali, campanilistiche, familiari, personali. La nostra verve individualistica, che viene liquidata con tanta facilità come un vizio, è solo un’esclusione dello Stato dagli affari privati, e oggi che lo Stato non è più sovrano, significa escludere anche qualsiasi altra forma di intrusione da parte delle istituzioni sovranazionali. Perciò questa arretratezza medievale, questo realismo pre-ideologico e pre-moderno, è un bacillo che ci vaccina da un’altra malattia, quella europeista, esterofila, cosmopolita. Il nostro campanilismo, che è poi una sorta di pluralismo – tradito invece dalla democrazia – resiste alla reductio ad unum del vortice centripeto europeo. L’Ue si illude di poter fare finalmente gli italiani in chiave europeista, quando hanno fallito nel tentativo vent’anni di fascismo e 50 anni di inglesismi e di colonizzazione culturale americana. L’Italia sarà fatta quando gli immigrati supereranno gli autoctoni. Forse a quel punto spariranno i dialetti, qualcuno parlerà l’idioma nazionale e si avrà più senso civico. Ma fino ad allora, per fortuna, siamo malati.

Lorenzo Vitelli estratto da “L’intellettuale dissidente”

riportato in http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=50747

Di chi è la terra?

Dal rapporto emerge un dato insospettabile: in Europa il 3% dei proprietari di terreni agricoli detiene il 50% di tutte le superfici agrarie; una situazione paragonabile a quanto avviene attualmente in paesi come il Brasile, la Colombia e le Filippine. Dopo Ungheria, Romania, Serbia e Ucraina, multinazionali e fondi sovrani stranieri hanno infatti spostato il mirino verso l’Europa occidentale: dapprima i cosiddetti Pigs, con in testa regioni come l’Andalusia e la Catalogna, poi Germania, Francia e Austria sono diventati oggetto di speculazione economico-finanziaria da parte dei colossi attivi nell’agro-business, degli hedge fund, delle aziende cinesi in espansione e degli oligarchi russi.

E l’Unione Europea? Certo in questi anni, con la Politica agraria comune, non ha frenato il diffondersi del fenomeno; anzi, lo ha favorito tramite l’elargizione di sussidi destinati quasi esclusivamente alle grandi aziende agricole. Una politica non lungimirante che da un lato ha di fatto impedito l’ingresso nel mercato agricolo di nuovi soggetti (piccoli proprietari in grado di contrastare lo strapotere dei “big”), dall’altro ha confermato una volta di più quanto il Vecchio Continente sottostimi il problema della terra, che non viene considerata alla stregua di un bene comune.

estratto da http://www.limesonline.com/il-land-grabbing-arriva-in-europa/47647

Ma allora chi comanda il mondo?

Comanda la ‘mafia globale’6 come la chiamava il Generale-Maggiore dell’esercito sovietico Kostantin Pavlovich Petrov. Penso che questa definizione sia più precisa di altri tentativi come military-industrial complex o élites finanziarie7. La definizione del Generale Maggiore Petrov coglie qualcosa che sfugge alle altre più asettiche definizioni, è il carattere criminale di questi gruppi di potere. Penso si possa parlare di carattere criminale senza entrare nello specifico guardando al risultato del loro operato. La ricchezza continua a concentrarsi nelle mani di meno persone al punto che il rapporto di gennaio dell’Oxfam ci informa che ormai le 80 persone più ricche del mondo detengono la stessa ricchezza dei 3,5 miliardi di persone più povere e perché già nel 2016 l’1% dei più ricchi avranno più che il restante 99% della popolazione8. Questa concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi è stata studiata da James B. Glattfelder, che ha applicato metodi di analisi propri della fisica per studiare l’interconnessione di sistemi complessi dell’economia globale9 con risultati inquietanti. Il fatto che l’organizzazione di troppi settori della nostra società assomigli sempre più a un’azienda dovrebbe portarci a riflettere visto che le aziende non sono strutture democratiche bensì rigidamente gerarchiche.
Nella premessa del suo ultimo libro Noam Chomsky ci ricorda un episodio che ci racconta Sant’Agostino: è la storia di un pirata catturato da Alessandro Magno, il quale gli chiese come osasse creare scompiglio per mare; il pirata rispose:

«Poiché io lo faccio con una piccola nave, mi chiamano malfattore; mentre tu, che lo fai con una grande flotta, sei chiamato imperatore».

di Ludovico Nobile

estratto da http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=117927&typeb=0