Maastricht delenda est

“Il problema non è soltanto la moneta unica e non è soltanto il patto di stabilità. È l’Unione Europea. Lo Stato Italiano ratificando Maastricht, si è obbligato a creare e mantenere disoccupazione e a fare della piena occupazione soltanto una eventualità, che si può verificare, a danno degli Stati competitori, dopo molto tempo, in caso di vittoria della gara alla quale Maastricht ha dato vita. Il contrasto tra le leggi di ratifica dei trattati con la Costituzione non potrebbe essere più netto, chiaro e radicale.”

Stefano D’Andrea

(L’Italia nell’Unione Europea, Rubbettino Editore) Iscriviti al nostro canale Telegram

Migranti: le ragioni non umanitarie della Francia

La reazione “spropositata” (Antonio Tajani) e “incomprensibile” (Matteo Piantedosi) della Francia alla posizione dell’Italia sulle navi delle Ong, che fanno la spola tra la Libia e il nostro Paese con il loro carico di migranti, non ha ragioni umanitarie, come vuol far credere Parigi, ma ha una spiegazione di politica interna francese.

Il presidente francese sa che un successo del Governo Meloni in Italia sarebbe una sensibile spinta per un successo di Marine Le Pen e del suo partito in Francia. Assisteremo, perciò, a una guerriglia diplomatica e politica transalpina (e, quindi, di riflesso, anche dei poteri europei) contro il Governo italiano di centrodestra.

La controversia sulle Ong e sui migranti è un punto debole dell’Italia per la sua posizione geografica. E perché essa ha bisogno di dirottare negli altri Paesi europei i migranti irregolari che arrivano. Parigi batterà perciò sempre più su quel chiodo, per indurre i poteri europei – contando anche sulla “sponda” della sinistra italiana – a non permettere un accordo con l’Italia. Quest’ultimo sarebbe un successo di Giorgia Meloni, vista da Emmanuel Macron come una donna di destra che, anche senza volerlo e proporselo, tira la volata ad un’altra donna di destra: Marine Le Pen. E questo Macron non lo può accettare.

http://www.opinione.it/politica/2022/11/11/lucio-leante_migranti-ragioni-umanitarie-politiche-macron-francia/

Il nuovo piano Morgenthau

  • Dopo 70 anni e passa anni pare che gli Usa stiano rispolverando il piano Morgenthau, ovvero quello proposto del ministro delle finanze di Roosevelt che prevedeva di trasformare la Germania, ma in generale gran parte dell’Europa in un  territorio ad economia agricola in maniera da non permettere più che le nazioni del continente potessero rialzare la testa. Tale politica fu poi sostituita invece dal piano Marshall quando si capì che andando avanti sulla strada della marginalizzazione si sarebbero portati i Paesi del continente in braccio all’Unione Sovietica,

leggi tutto https://ilsimplicissimus2.com/2022/06/06/il-nuovo-piano-morgenthau-per-la-distruzione-delleuropa

Editoriale

Chi ci ha conosciuto, apprezzato o anche disprezzato in questi 10 anni (prima come semplice associazione, l’ARS, poi come partito, il FSI, che ora è divenuto Riconquistare l’Italia), sa bene che sin dall’inizio della nostra avventura abbiamo avuto una prospettiva e un metodo, perseguiti con coerenza e pazienza e che, ovviamente, non piacevano a quelli che ci hanno sempre detto “Non c’è tempo”.

Il tempo c’era, c’è, ci sarà: una vita intera e quelle di intere generazioni, visto l’obiettivo epocale che ci siamo dati, riprenderci il Paese, riportarlo nella legalità costituzionale violata e infangata dal PARTITO UNICO, riconquistare l’Italia quindi, come abbiamo voluto sancire nel nome che abbiamo scelto.

Chi ci conosce sa anche che abbiamo sempre umilmente rivendicato di voler seguire una sola strada, che avrebbe dovuto portarci ad essere la frazione di una alleanza che avrà il compito di portate in Parlamento “L’ALTRO PARTITO”, quello della Costituzione.

Il lavoro di questi 10 anni, la pazienza e la tenacia stanno germogliando…

Mi piace allora ricordare le parole con cui, 10 anni fa, tutto è cominciato:

“Alcuni credono che non abbiamo molto tempo; che le cose stiano per precipitare; che già alle prossime elezioni il popolo riuscirà, dietro la spinta di forti movimenti di protesta, a presentare liste popolari nazionali che sfidino il partito unico delle due coalizioni.

Purtroppo, non credo che abbiano ragione. Spesso la realtà non coincide con i nostri desideri. Mi auguro che abbiano almeno parzialmente ragione; ma credo che abbiano torto. D’altra parte, la contestazione non si caratterizza per chiarezza di idee, che ancora sono confuse e per certi versi discordanti…

Se è vero, dunque, che il destino della nazione e degli italiani è legato allo scontro tra popolo italiano, da un lato, e centrodestra e centrosinistra nonché l’elite globalista, dall’altro, si deve dubitare fortemente che lo scontro sia imminente, o, meglio, che imminente sia la vittoria del popolo italiano.

Perciò, è necessario cominciare a costruire una prospettiva unitaria e di salvezza nazionale…”

RI Editoriale quotidiano del 30/05/2022

Lorenzo D’Onofrio

Riconquistare l’Italia

Zombies

di

Andrea Mancia30 gennaio 2022El dia de los Muertos

Segnatevi la data del 29 gennaio 2022. Perché tra qualche decennio, di fronte al proverbiale camino acceso, potrete spiegare ai vostri nipoti (pronti a fare di tutto per non ascoltarvi) che quello è il giorno in cui il centrodestra è morto. Almeno il centrodestra che avevamo conosciuto fino a quel momento: una coalizione sgangherata e spesso rissosa che si faceva però forte del fatto di rappresentare la maggioranza strutturale degli elettori italiani.

Noi, quel centrodestra, lo abbiamo visto nascere. Era l’autunno del 1993 quando Silvio Berlusconi (anche per interessi suoi, sia chiaro), ebbe l’illuminata intuizione di allearsi al nord con la Lega e al centrosud con Alleanza Nazionale, mettendo un chilo di zucchero nel serbatoio della “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, che era sull’orlo di prendersi il Paese dopo che gli amici del pool di Milano avevano fatto strage di tutti i loro avversari politici.

Noi, quel centrodestra, lo abbiamo visto vincere – contro ogni pronostico – nella sua prima uscita elettorale. Era il pomeriggio del 28 marzo, un lunedì, quando il direttore Arturo Diaconale mi chiamò nella sua stanza per dirmi, con un sorriso sornione: “Andrea, comincia a scrivere il pezzo senza le percentuali precise. Abbiamo vinto”. Io non potevo crederci. Ma naturalmente aveva ragione Arturo. E qualche ora dopo, migliaia di simpatizzanti avevano invaso Piazza del Popolo sventolando increduli le copie de “L’Opinione” che eravamo riusciti a stampare prima di tutti gli altri giornali. Il titolo di prima pagina era: “Ha vinto la Libertà”.

Sono passati quasi trent’anni da quel giorno. E forse è normale che, come tutte le cose della vita, anche le coalizioni politiche siano destinate a morire. C’è modo e modo di farlo, però. Si può morire con uno sfrontato sorriso di fronte ai propri carnefici. O di morte naturale, nel tepore del proprio letto. Si può perfino morire in un improbabile e maldestro tentativo di fuga. Ma il 29 gennaio, giorno della rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, il centrodestra ha scelto di morire nel modo più deprimente e imbarazzante per i propri elettori.

Mettiamo una cosa in chiaro. Della figura di merda galattica (perdonate il francesismo) fatta dai leader e dai peones dei partiti che componevano l’alleanza, ci interessa assai poco. Il cuore si stringe solo perché pensiamo all’imbarazzo di chi, in tutti questi decenni, ha regalato il proprio voto a un’idea, un’aspirazione, un sogno. Quello di trasformare l’Italia in una nazione moderna ma radicata nelle proprie tradizioni, immune alle perversioni stataliste della sinistra peggiore d’Europa e fiera di essere sempre stata – fin dal 1948 – dalla parte giusta della Storia.

Ecco, questi italiani non meritavano di assistere allo spettacolo osceno di questi ultimi giorni, che i nostri ottimi editorialisti analizzeranno compiutamente e (mi immagino) senza sconti. Il mio è solo, per citare Jim Morrison, un “canto di dolore e libertà”. Il centrodestra è morto, viva gli elettori del centrodestra. Che ormai si trovano di fronte a un punto di ricaduta obbligato. Dare una possibilità al leader che, in questo spettacolo macabro, si è comportato con un briciolo di dignità: Giorgia Meloni.

Ora, Fratelli d’Italia può scegliere se diventare, finalmente, il partito che era stato progettato alla sua nascita: un luogo d’incontro tra tradizione e libertà. Aprendosi a un nuovo innesco di classe dirigente e abbandonando per sempre gli spazi angusti in cui, a volte, sembra volersi rifugiare. Se Giorgia Meloni non si dimostrasse all’altezza di questo compito, oggettivamente oneroso, che il destino le ha riservato, rimarrebbe solo il “piano B”. I liberali del centrodestra saranno obbligati a mettere in piedi una formazione politica alleata con Fratelli d’Italia, rivolgendosi agli elettori che si sentono distanti da FdI e che fino a ieri hanno votato per Forza Italia e Lega. Due partiti che, insieme a centrini e cespugli numericamente irrilevanti, alle prossime elezioni conosceranno sulla propria pelle la rabbia del proprio elettorato. Tertium non datur.

http://www.opinione.it/editoriali/2022/01/30/andrea-mancia_29-gennaio-2022-morte-del-centrodestra-rielezione-mattarella-quirinale/

Scienze politiche

La Repubblica democratica liberale, così come dal 1946 ci troviamo in Italia, non funziona. Aveva ragione Platone quando, nel libro VI del Repubblica e nel Politico, ammoniva i suoi discepoli circa gli esiti disastrosi della democrazia, forma degenerante della politica di un popolo perché fondata su tesi deboli e non naturali, il cui inevitabile sviluppo porta alla tirannia e al declino delle società.

Al di là dell’anaciclosi politica, ci troviamo davanti all’opportunità per riflettere seriamente sull’esigenza di nuove forme politiche a partire dalle nostre identità come popolo, molteplici perché l’Italia è fatta di più culture, lingue, dialetti, tradizioni, costumi, confini, la cui unità non può essere quella imposta da una cricca di oligarchi, bensì quella di intenti e di spirito che accomuna più popoli la cui identità si armonizza verso un fine condiviso.

Finalmente tutto crolla, perciò lasciamo che crolli anche la Repubblica. La politica della scelta del “meno peggio” non ha mai prodotto niente di buono, ha solo procrastinato l’assunzione di responsabilità politica da parte dei cittadini. Ci siamo ripetuti per anni che prima o dopo sarebbe andata meglio, continuando ad accettare di essere presi in giro da loschi burattini messi a governare le nostre vite, nell’autoconvinzione di un futuro impegno che abbiamo sempre rimandato. Provvidenzialmente è giunta l’ora di risvegliare le nostre coscienze e prendere in mano la situazione. Abbiamo creduto che la sovranità ci appartenesse, quando invece abbiamo vissuto l’equazione cittadini=suddito, invece di cittadino dunque sovrano. Non abbiamo bisogno di perseverare negli stessi errori, né tantomeno di aspettare un qualche messia politico che ci tragga in salvo dalla melma della nostra negligenza individuale; è invece giunto il tempo, sacro e solenne, di tornare ad essere i protagonisti della nostra politica, di riorganizzare la società con nuove forme, ripartendo dalle comunità e da ciò che è essenziale per realizzare il bonum communis che è fine della politica autentica. Non possiamo più delegare la realizzazione di un sogno a delle entità orizzontali, abbiamo bisogno di tracciare nuove rotte metafisiche e forgiare cuori e menti ad essere l’energia creatrice di un Paese che dal dramma più angosciante deve risorgere a vita nuova, per un nuovo mondo.

A queste elezioni noi dedichiamo un grido: Crolli la Repubblica, sorga l’Italia!

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/non-dobbiamo-cambiare-il-presidente-dobbiamo-cambiare-la-repubblica

Elite contro popolo

L’ultima volta che mi sono interessato di politica è stato 5 anni fa (2016) durante il dibattito per la riforma della Costituzione, voluta fortemente da Matteo Renzi.
Fu un’esperienza positiva e, per molti versi, entusiasmante. La nostra Costituzione era sotto attacco da parte delle élite economiche internazionali. In particolare JP Morgan aveva espresso il suo dissenso nei confronti delle Costituzioni del sud Europa, definendole socialiste e cioè non neutrali ma politicamente orientate.
Il fronte del NO era compatto e attraversava i partiti favorevoli alla riforma da destra a sinistra. Gli italiani si schierarono in maggioranza a difesa della Costituzione. Preso atto della irriformabilità della Costituzione, le élite sembrano aver trovato la soluzione nel metterla fuori gioco, nel bypassarla in nome dell’emergenza. Per superare questo ostacolo si è ricorsi, fin dall’inizio della pandemia Covid, a strumenti capaci di oltrepassare il problema: D.P.C.M. e Decreti legge.
È vero che tali decreti per diventare definitivi dovrebbero essere tradotti in legge dal Parlamento, ma il trucco è stato presto aggirato: un D.P.C.M. o un Decreto legge non convertito decadono, ma basta sostituirli con un nuovo decreto e, alla scadenza un altro, sino a fare apparire questo sistema legittimo, sino a far penetrare il popolo in una nuova normalità . Quest’uso disinvolto è stato definito da giudici come Angelo Giorgianni uno “stupro della Costituzione”.
Il movimento che si sta formando contro il Green pass ha preso le mosse dai ricatti subiti dai cittadini sui luoghi di lavoro. Si tratta di violazioni gravissime dell’art. 3 della Costituzione che vieta ogni discriminazione.
Perché di fronte a questo provvedimento non c’è la stessa reazione attiva che c’è stata contro la riforma della Costituzione? Ho tentato di darmi una risposta ed essendo attivo nell’ambito della comunicazione questa risposta mi è stata data dai media, ma è una risposta estrema.
Come veterano della tv generalista non potevo non vedere come le reti RAI e commerciali ed i giornali fossero impegnati in un massiccio sforzo di propaganda. Si potrebbe rispondere che anche all’epoca di quel referendum la propaganda per il potere era preponderante, ma fu inutile. Qui però c’è qualcosa di diverso e questo qualcosa di diverso è la paura. Con la pandemia il dibattito si è spostato in campo sanitario. È bastato trasferire dalla politica alla sanità l’attenzione dell’elettorato, per ottenere quel consenso che sul piano politico non era possibile conseguire. Per l’essere umano, nella sua fragilità, la morte viene prima della Costituzione che perde importanza di fronte alla malattia. Si è trattato di un esperimento di ingegneria sociale basato su un movente fortissimo: la paura della morte.
Goebbels, teorico della propaganda nazista, interrogato sui metodi per conseguire il consenso popolare, è stato in merito chiarissimo: non si tratta di contenuti specifici, non si tratta di destra o di sinistra, in ogni caso il consenso si ottiene con la paura. Se un governo è in grado di promuovere la paura, il popolo obbedirà. Gli italiani stanno obbedendo. Aderendo alle richieste del governo ci spogliamo volontariamente di qualsiasi difesa nei confronti di un potere sempre più pervasivo.
In realtà le élite transnazionali stanno decidendo per noi e lo fanno ormai a carte scoperte, come se ritenessero già conseguita la vittoria. Sta a noi decidere se le loro scelte sono anche le nostre.
I documenti sono visibili a tutti.

Carlo Freccero

Lascio la Lega

Dopo una lunghissima e approfondita riflessione, sono giunta alla sofferta decisione di uscire dal partito nel quale sono stata eletta.
La mia scelta è maturata dopo mesi in cui i valori in cui credo fermamente – quelli dell’uguaglianza, della libertà individuale e della dignità umana – sono stati sempre più calpestati dai provvedimenti presi dal governo nazionale, di cui la Lega fa parte. Nonostante le rassicurazioni e le battaglie interne del nostro leader, sono passati decreti liberticidi e discriminatori che – a mio avviso – sono incompatibili con i principi fondamentali del nostro ordinamento.

Preso atto della scelta del Segretario di permanere in questo governo qualunque atto esso compia, assunta anche in considerazione della volontà in tal senso prevalente dei ministri e governatori della Lega, ritengo che sia oggi un fatto di coerenza con i miei valori e di rispetto per i miei elettori ma anche per i miei colleghi di partito, fare un passo indietro e smettere di farne parte.

Non intendo infatti creare ulteriori imbarazzi o problemi al Segretario federale o ad altri con le mie dichiarazioni o iniziative dissonanti rispetto alla linea indicata dal vertice.

Ringrazio Matteo Salvini per le battaglie che continua a combattere nel suo delicato e difficile ruolo, nonché per lo spazio concessomi, senza mai censurare le mie personali opinioni. Restano immutate la mia stima ed affetto per lui e per tutti i miei colleghi, con i quali continuerò a lavorare da esterna, ove possibile, con lo stesso spirito di collaborazione e lealtà, pur nel rispetto prioritario dei parametri etici che la mia coscienza mi impone.

Ringrazio anche il Segretario Regionale siciliano On. Nino Minardo, galantuomo con cui ho sempre avuto rapporti di reciproca stima e lealtà.
Resterò membro del gruppo Identità e Democrazia al Parlamento Europeo, ma rimarrò fuori da altre collocazioni partitiche per poter svolgere nella massima indipendenza e sotto la mia personale responsabilità il mio ruolo politico in difesa della minoranza degli Italiani oggi etichettati come “no-vax”, gravemente discriminati e attaccati nel nostro Paese, e di tutti coloro che credono ancora nei valori della nostra Costituzione repubblicana, che pongono al centro il rispetto dei diritti umani per tutti i cittadini.

https://www.francescadonato.eu/lascio-la-lega/

Virus fascista

A chi abbia un occhio abituato al senso dei numeri una cosa appare chiara : non abbiamo alcuna possibilità di comparare seriamente i rischi per la salute posti dal Covid e le gravi conseguenze sociali delle misure prescritte dall’altro, possiamo solo dire che queste ultime sono state attuate in modo caotico, opaco se non truffaldino e autoritario. Tutte le decisioni sono state prese aggirando la separazione dei poteri ed eliminando ogni istanza democratica e quindi ogni controllo democratico e responsabilità democratici. Dunque visto che le misure di contenimento ribadite e fallite in continuazione non sono servite a nulla, mentre l’obiettivo di distruzione della democrazia è riuscito pienamente si direbbe che siamo in presenza di un virus fascista. Il quale ha anche dettato una misura del tutto inedita nella storia conosciuta: ovvero il divieto di cura.

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