Il prezzo del gas

COSTI” E “UTILI”

(Post del 21 agosto 2022)

ENI registra nell’ultimo semestre un utile di 7,8 miliardi.

Se il costo del gas fosse aumentato veramente anche per ENI, quest’utile sarebbe ingiustificato, non potrebbe esistere.

Invece c’è e c’è la truffa ai nostri danni.

ENI non paga il gas al prezzo che quei criminali di giornalai stravenduti, ci fanno capire che paghi. Ossia il prezzo del TTF, la Borsa di Amsterdam.

ENI paga il gas, o almeno il 95% del gas che fornisce, a prezzo stabilito in contratti decennali, che la Russia anche durante questo periodo di crisi bellica non ha mai smesso di rifornirci. Ciò non vuol dire che la Russia potrebbe tagliarci i rifornimenti, ma intanto non lo fa e viene usato sempre lo stesso prezzo.

Però, e qui sta la truffa, ENI prende come prezzo di riferimento il prezzo di Amsterdam, che è quello che registra aumenti dell’800%, ma è una quota che vale il 5% del gas consumato in Italia.

Ecco spiegato l’utile stratosferico di ENI, al 30% pubblica, ma gestita in maniera privatistica. Anzi in questo caso direi truffaldina.

Il modello liberale/liberista, imposto dall’Ue, è questo, chi fornisce un servizio pubblico è libero di adottare i prezzi che vuole arricchendosi alle spalle dei cittadini.

Ma la disgrazia non viene mai da sola:

si stima che 100.000 imprese falliranno per il rincaro energetico.

Ecco perché bisogna lasciare Ue, euro e il modello liberale liberista.

Ricordatelo quando voterete.

Noi siamo NATI in primis per far recedere l’Italia dall’Ue.

Italia Sovrana e Popolare

RI Editoriale quotidiano del giorno 30/08/2022

Anna Paola Usai

Riconquistare l’Italia

Su ordine di Unione Europea e USA, l’attuale classe politica italiana, la peggiore della nostra storia, ci sta mandando a schiantare a 300 chilometri all’ora contro un muro. I fattori che ci hanno portati a questa disastrosa situazione non sono colpa del destino cinico e baro. Sono tutti causati da precise scelte politiche. E dipendono tutte, nessuna esclusa, da imposizioni provenienti da Unione Europea e USA.

La liberalizzazione del mercato energetico dipende dalla nostra appartenenza alla UE. Al grido di “ce lo chiede l’Europa” la nostra classe dirigente ha privatizzato le aziende energetiche e liberalizzato il mercato delle materie prime energetiche.

La prima scelta comporta che oggi ENI sia una semplice partecipata (Cassa Depositi e Prestiti detiene circa il 30% delle azioni). Non è una vera azienda pubblica e neanche una controllata (lo Stato dovrebbe possedere più del 50% delle azioni). È inoltre quotata in borsa: quindi, pur essendo formalmente una partecipata, viene gestita come fosse un’azienda privata. Pensando cioè più agli utili e ai dividendi che alla qualità del servizio e alla riduzione dei costi per i cittadini.

Certo, avessimo una classe politica degna di questo nome e soprattutto impegnata nel difendere gli interessi nazionali e dei cittadini italiani, anche con quel 30% CDP potrebbe fare pressioni affinché i mostruosi utili registrati da ENI nel primo semestre di quest’anno (7,4 miliardi, il 570% in più rispetto al primo semestre dello scorso anno) vengano utilizzati per calmierare i prezzi delle bollette.

Lo Stato potrebbe ovviamente anche sospendere le imposte sulle bollette. Che pesano per il 40% sulla bolletta del gas e per il 30% su quella elettrica.

Ma, ci dicono dal Governo, che mancano le risorse. Peccato che nelle casse del Tesoro stazionino quasi 100 miliardi di euro. La realtà è che l’Unione Europea, sempre lei, non ci concederebbe un ulteriore scostamento di bilancio.

La seconda scelta, quella della liberalizzazione del mercato, ha fatto sì che i contratti a lungo termine, in base ai quali fino al 2013 era fissato il prezzo del gas, venissero progressivamente fatti sparire perché ritenuti “contrari all’affermazione di una piena concorrenza dei mercati”. E così oggi il prezzo del gas, in mano al “libero mercato” dei prezzi spot, è arrivato a circa 300 al Megawattora. Contro i 30 circa dei contratti pluriennali. Dieci volte di più, un affarone…

Sono poi iniziate le scellerate politiche di “transizione energetica” imposte dalla UE che hanno portato i costi dei permessi per l’emissione della CO2 – e quindi le nostre bollette – ad aumentare vertiginosamente.

Infine, come ciliegina sulla torta, la UE ha deciso su ordine degli USA di imporre delle autolesioniste sanzioni alla Russia. Solo quelli in malafede e/o ignoranti potevano infatti pensare che quelle sanzioni avrebbero danneggiato la Russia e non chi le imponeva. Cioè noi. E infatti anche l’Economist ha dovuto ammetterlo.

Nazionalizzazione del settore energetico, regolamentazione del mercato dei prezzi, sospensione delle imposte energetiche, indipendenza nelle scelte di politica energetica, cancellazione delle sanzioni alla Russia. Tutto quello che l’Italia dovrebbe e potrebbe fare per affrontare e risolvere la crisi energetica non è possibile senza violare i trattati sovranazionali. Non è possibile senza mettere radicalmente in discussione il vincolo esterno. Sia quello unionista, sia quello atlantista.

Ecco perché al primo punto del programma di Italia Sovrana e Popolare abbiamo messo la rottura del vincolo esterno. Perché siamo stanchi di morire per Maastricht. E per Washington. Vogliamo vivere per l’Italia. Per un’Italia Sovrana e Popolare.Iscriviti al nostro canale Telegram

Gilberto Trombetta in https://appelloalpopolo.it/?p=74182

Il price cap insomma rivela un handicap europeo ed è semplicemente un sorta di coniglio politico che viene estratto dal cilindro per dimostrare che le chiacchiere non stanno affatto a zero e che si può continuare a prendere per il naso la gente. Inoltre c’è probabilmente il retro pensiero di poter anche proporre un prezzo accettabile per mosca qualora le cose si mettessero davvero male: pensano forse di poter salvare la faccia in questo modo grottesco di salvare la faccia. Dovrebbero cercare di salvare invece i cittadini vittime del loro servilismo e della loro stupidita.

https://ilsimplicissimus2.com/2022/09/03/price-cap-o-handicap/

Ricostruire il sistema

Un sistema sanitario pubblico funzionante è uno dei punti qualificanti irrinunciabili per ogni stato che non voglia perseguire il darwinismo sociale. È naturalmente per questo motivo che l’agenda neoliberale del PNRR, pur presentata all’indomani della crisi pandemica, dedica al comparto sanitario un’attenzione minima. Il compito di una forza politica popolare dev’essere da un lato quello di sottrarre la sanità pubblica ad un condizionamento politico che subordina la ragione scientifica a dinamiche economiche o di potere, e dall’altro di ricostituire un servizio efficiente, diffuso e capillare, che non lasci la salute dei cittadini in balia della disponibilità economica.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/dalla-politicizzazione-della-salute-alla-ricostruzione-di-una-sanita-pubblica

Astenersi

Fonte: Antonio Catalano

L’astensionismo è sempre stato il cavallo di battaglia degli anarchici, per essi lo stato è da abbattere e basta, non ci sono vie di mezzo. I comunisti rivoluzionari invece hanno avuto sempre un atteggiamento diverso: si partecipa alle elezioni, se possibile, per mandare nel palazzo “tribuni del popolo”. Nell’Italia prefascista all’interno del partito socialista si formò la frazione comunista astensionista capeggiata da Amadeo Bordiga (che poi diventerà nel 1921 il primo segretario del Partito Comunista d’Italia, Gramsci solo nel 1924), la quale, ritenendo che la situazione fosse pre-rivoluzionaria, considerava errato “distrarre” le classi popolari con le elezioni.
Non mi addentro qui nel dibattito storico, mi piacerebbe pure, ma non è né il momento né tanto meno la sede giusta. Qui voglio solo provare a mostrare la debolezza teorica e politica di un certo astensionismo odierno, in particolare di quello che ritiene centrale il punto di mostrare la propria estraneità a un sistema marcio. Estraneità a un potere che, a quanto pare, allegramente se ne infischia di percentuali sempre più consistenti di elettori disertanti le urne. Allegramente perché non sembra che la questione preoccupi più di tanto, anzi avanzano tesi di chi propone un ritorno a meccanismi più elitari. In ogni caso, la caduta verticale della qualità politica (e morale) della classe politica sistemica è pari all’allontanamento delle decisioni dalle realtà territoriali nazionali.

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Non ci stiamo

di MARTINA CARLETTI

Quello che deve essere chiaro, chiarissimo a tutti, è che la nostra non è una battaglia per rispondere a discriminazione e violenza con la stessa brutalità: non si combattono le ingiustizie considerando chi ha voluto fare il vaccino, o non ha potuto decidere diversamente, qualcuno di diverso o sbagliato rispetto a noi.

Migliaia di persone sono state discriminate, obbligate a subire TSO sul proprio corpo, e hanno subito l’imposizione molto spesso senza poter rinunciare al salario o per non abbandonare i propri anziani.

Non ci siamo candidati per continuare con questa guerra fratricida: i nostri nemici sono coloro i quali hanno organizzato la guerra tra poveri, ed hanno convinto le persone, con un ben assestato lavaggio del cervello, che fossimo “untori”.

Non ci metteremo al loro livello: siamo qui per unire, pacificare, ristabilire la giustizia ed applicare la Costituzione.Iscriviti al nostro canale Telegram

In nome del PD

Guardando agli slogan di cui sopra, non vorrei offendere l’intelligenza dei lettori ricordando che il PD e l’allegra compagnia di gemelli diversi con cui ha condiviso il potere, sono proprio quelli che hanno, nell’ordine: alimentato orgogliosamente ogni forma di precariato, chiuso entrambi gli occhi di fronte al proliferare delle false partite IVA e dei finti stage, fatto strame dei diritti del lavoro e di quelli di cittadinanza, sostenuto tutti i governi dell’austerity, ridotto la pubblica istruzione ad addestramento alla flessibilità e alla genuflessione, ecc. Non solo, lo hanno fatto nel nome del rilancio economico e sociale del paese. E più il paese andava a picco, più questa promessa di rilancio suonava vibrante

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-sindrome-di-stoccolma

Rapporto Gallup

Quello che la Gallup non può dire ma che sta chiaramente scritto tra le righe del rapporto, è che il ruolo di cinghia di trasmissione tra istituzioni e cittadini non trova più riscontro. Quella relazione dialettica è stata superata da una funzione a senso unico, cioè quella dei corpi intermedi (come i media) che si fanno cassa di risonanza del verbo dei potenti per il consenso di cui hanno bisogno. E’ chiara a tutti la scarsa affidabilità di un sistema che si poggia su una filiera micidiale, con le banche che possiedono governi e media e i fruitori dell’informazione vengono chiamati a condividere pur non possedendo niente. La libertà di stampa è solo la libertà dei padroni della stampa, che decidono cosa, come e quando far arrivare a terra fatti e commenti. L’obiettivo di ampio spettro è chiaro: convincere i cittadini che la colpa delle loro incertezze e difficoltà economiche sia l’esistenza dei più poveri di loro e non dei più ricchi; gli chiedono di lanciarsi nella guerra contro il socialismo che se vincesse li renderebbe poveri, ma nel mentre gli tolgono case, lavoro, salute, previdenza, istruzione, trasporti. Quello che dice l’inchiesta della Gallup, alla fine, è che questo racconto non più riproponibile.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/al-capezzale-dei-media-statunitensi