In nome del doveroso rispetto delle regole, da più di vent’anni l’Italia ha smesso di crescere, di creare e assicurare lavoro stabile per i propri figli, di salvaguardare l’accesso ai servizi sociali, di tutelare la salute, di dare istruzione e cultura, di esercitare la regolare manutenzione del territorio.
Ogni giorno la grande stampa auspica la promozione a più alto incarico del ministro Franceschini, impegnato in prima persona a battersi in quella che qualcuno ha chiamato la “guerra delle briciole”, per far riconoscere agli italiani il ruolo di baristi, osti, portieri, locandieri, facchini, autisti, marmittoni.
Come è giusto esigere da un paese retrocesso a terzo mondo interno dell’Occidente, che è obbligato a prestarsi a un futuro servile, terra di giacimenti culturali troppo poco sfruttati, di paesaggi non abbastanza degradati, di musei non sufficientemente abili a fare cassa, a aree archeologiche non sufficientemente predisposte a ospitare sfilate di mutande, a gallerie poco pronte a esibire mostre farlocche a beneficio dei critici/manager, delle multinazionali dei cataloghi e dei gadget, delle assicurazioni e dei “servizi aggiuntivi”: edizioni di scadenti sussidiari, ristorazione, merchandising.
Il destino è segnato, si riaprono i cantieri, la gleba torna ai solchi bagnati di servo sudor e le città d’arte devono riaprirsi come prima e peggio di prima all’arrivo desiderato e promosso di turisti. Peggio di prima, si, perché dobbiamo scontare il danno alla reputazione di essere in testa ai paesi contagiati, con record di morti che gettano ombre sulla nostra ospitalità ed efficienza, avanguardia tra gli accattoni del Mes .
estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2020/05/27/marcia-sulle-rovine-ditalia/